La mia Ingeborg by Tore Renberg

La mia Ingeborg by Tore Renberg

autore:Tore Renberg [Renberg, Tore]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2023-12-27T12:39:12+00:00


Non si è quasi mai parlato di questo.

Né della buca che avevo scavato né della Citroën. Non so se qualcuno ci avesse fatto caso e, qualora fosse successo, non erano affari loro. Del resto, la gente era abituata a vedere gli altri seppellire gli oggetti di cui non avevano più bisogno. Lo sceriffo non ne ha mai fatto nessun accenno. Mi aveva convocato per interrogarmi, come imponeva la procedura. Avevo parlato della scomparsa di Ingeborg co­me se ci credessi io stesso: Non lo so, Bård Magnor. Mi ero stretto nelle spalle, si era stretto nelle spalle, finita lì.

L’unica persona che mi guardava in modo strano era Åse di Knipen. Mi ero imbattuto in lei in negozio qualche mese dopo.

Avete seppellito la Citroën, mi aveva detto.

Sì, avevo risposto.

Aveva annuito. Avevo lasciato scorrere lo sguardo sul suo volto. Era la stessa donna, ma l’età l’aveva già intaccata da tempo e tutti noi sappiamo che cosa significhi. Non è più così bello da guardare. La luce che emanava un tempo non c’è più.

Ultimamente sono passata dalle tue parti, aveva detto.

Ah, sì.

Bell’auto.

Speriamo che torni, aveva detto Åse, non sei in grado di andare avanti senza di lei.

Ero rimasto in silenzio.

Åse aveva sollevato la mano e mi aveva accarezzato la guancia.

L’aveva già fatto in precedenza. Una volta.

Tollak, aveva detto, Tollak, Tollak, ma io sentivo un altro nome Oddo, Oddo e avevo voglia di darle un ceffone, di ribaltare gli scaffali che ci circondavano, di scalciare e dirle: Adesso ti preoccupi di mia moglie, di me, di Oddo, quando in tutti questi anni non ti sei mai fatta vedere nelle vicinanze della casa in cui è cresciuto tuo figlio.

Non l’avevo fatto. Avevo fatto qualcosa di più strano: le avevo restituito la carezza, le avevo passato la mano sulla guancia, come anch’io avevo fatto in precedenza, una volta.

Sicuramente aveva solo in mente di fare qualcosa, aveva commentato Åse quando avevo tolto la mano.

Aveva in mente di fare qualcosa?

Sì.

Cosa intendi dire?

Vedrai che torna, Tollak.

Sì.

Per quanto possa sembrare strano, questo è stato il dialogo più lungo che abbia avuto con Åse da quando io e Ingeborg eravamo andati a prendere Oddo molti anni prima. L’avevo salutata e avevo visto che si avviava alla cassa per pagare, merluzzo surgelato, cipolle, patate, carote, una rivista, burro, latte.

Non ho mai capito come abbia potuto cedere suo figlio.

Alcuni dicono che c’è qualcosa che non va nella sua testa. Che non è stabile. Che prende dei farmaci. Che non è strano che Oddo è così com’è.

Quelli che dicono queste cose devono solo essere contenti che non sono più giovane come un tempo. Perché in tal caso li avrei scovati e picchiati a sangue.

Adesso io e Oddo siamo proprio in quel punto del Vestmarka.

A volte mi sembra di avvertire un movimento nel terreno, ma so che si tratta soltanto di una sensazione e che nasce dall’amore che provo per mia moglie.

Non ci sono stati né processi né indagini serie da parte della polizia.

Il funerale di Ingeborg era stato celebrato in chiesa, dove era presente tutta la sua famiglia.



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